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<meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=ISO-8859-15">
</head>
<body bgcolor="#FFFFFF" text="#000000">
<br>
Chiedo scusa ma siamo tutti lavoratori no?<br>
Anche quelli che sono ancora a "scuola" e forse un giorno lo
saranno... <br>
Credo sia importante, ciao a tutti,<br>
Marco<br>
<br>
<font face="Sans Serif
predefinito,Verdana,Arial,Helvetica,sans-serif" size="2">
<div><font face="Times New Roman" size="3"><span style="FONT-SIZE:
12pt"><!--?xml:namespace prefix = o /--><o:p>
<p class="MsoNormal" style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt;
TEXT-ALIGN: justify"><b><span style="FONT-SIZE: 10pt;
COLOR: black; FONT-FAMILY: Arial">Decreto legge
89/2011 ovvero la fine della gratuità del processo
del lavoro<!--?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /--><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt;
TEXT-ALIGN: justify"><span style="FONT-SIZE: 10pt;
COLOR: black; FONT-FAMILY: Arial">Non è necessario
abrogare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori
per rendere sempre meno attuale ed esigibile il
diritto al lavoro su cui si dovrebbe fondare la nostra
Repubblica. Basta renderne sempre più difficile
l’esercizio. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt;
TEXT-ALIGN: justify"><span style="FONT-SIZE: 10pt;
COLOR: black; FONT-FAMILY: Arial">Dopo l’introduzione
del cosiddetto Collegato Lavoro, che ha creato un vero
e proprio percorso ad ostacoli per i lavoratori che
intendono impugnare licenziamenti, trasferimenti,
contratti a termine, il decreto legge n. 89/2011 ha
stabilito che il lavoratore che sia costretto ad adire
il Tribunale del Lavoro per tutelare i propri diritti
deve pagare lo Stato come in qualunque altra causa
civile (anche se il contributo è dimezzato rispetto
all’ordinario). <br>
La gratuità del processo del lavoro era prevista sin
dalla legge 319/58, successivamente confermata dalla
legge 533/73, ed ha rappresentato un caposaldo del
nostro stato di diritto, fotografando la situazione di
“parte debole” del lavoratore al quale deve essere
garantita la possibilità di tutelare i propri diritti,
in applicazione degli art. 3, c. 2, art. 4, c. 1, art.
24 e art. 35 della Costituzione. Con l'entrata in
vigore del Decreto Legge 98/2011, dal 7 Luglio 2011
tutto il sistema salta ed ogni controversia di lavoro
viene assoggettata, al pari delle altre cause civili
ordinarie, al versamento di un contributo unificato,
che varia in base al valore della causa. Si tratta di
una modifica epocale, che comporterà una drastica
riduzione del contenzioso, anche perché i lavoratori
agiscono in giudizio il più delle volte per ottenere
il pagamento di retribuzioni, o per conservare il
posto di lavoro che hanno perso e non hanno la
possibilità economica di anticipare le spese della
causa. Solo per fare alcuni esempi, il contributo
dovuto per una causa di valore indeterminato (per
esempio l’impugnativa di un licenziamento,
l’illegittimità di un contratto a termine e così via)
è ora pari ad euro 225,00; il lavoratore che chieda il
pagamento di arretrati o differenze retributive per
importi compresi tra 52.000 e 260.000 euro dovrà
pagarne 330,00, e così via. E’ evidente che una volta
violato il principio della gratuità, il contributo
richiesto ai lavoratori sarà aggiornato
periodicamente, in aumento, come accade per gli altri
tipi di contenzioso (il DL n.
<!--?xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" /--><st1:metricconverter
w:st="on" productid="89 ha">89 ha</st1:metricconverter>
aumentato i contributi di circa il 20%). Il Decreto
legge n. 89/2011 presenta aspetti di evidente
incostituzionalità, ed è necessario ed indispensabile
attuare immediatamente una campagna di informazione
capillare nei confronti dei cittadini, per far
comprendere la gravità di quanto sta accadendo, che è
stato sostanzialmente ignorato da tutti gli organi di
informazione e dalle forze politiche e sindacali. <o:p></o:p></span></p>
<p class="yiv1091064098msonormal" style="MARGIN: 0cm 0cm
0pt; TEXT-ALIGN: justify"><b
style="mso-bidi-font-weight: normal"><span
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial">Associazione
Nazionale Giuristi democratici<o:p></o:p></span></b></p>
</o:p></span></font></div>
</font>
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</html>