[FSUG PD] R: Canonical ha osato troppo ?

Antonio Dalvit antonio.dalvit a gmail.com
Gio 13 Dic 2012 10:47:06 CET


Porto i miei 2 cents:

sono d'accordo con Angelo fino ad un certo punto: la consapevolezza di
quello che fa linux è limitata alle mie conoscenze informatiche. Un
paccchetto KDE non ho la piu pallida idea di cosa faccia dei miei dati, il
kernel alcuni moduli non ho la piu pallida idea di cosa facciano.
Considerate che gli sviluppatori linux sono in numero limitato (100 mila mi
pare siano le stime). Per cui sicuramente alcuni pacchetti non vengono
controllati...

Insomma mi sembra un punto un po debole...

Questo significa che windows, OSX e Linux per un utente normale sono allo
stesso livello.


saluti!

Antonio D.


Il giorno 13 dicembre 2012 10:37, Giuseppe Tiozzo
<giuseppe.tiozzo a alice.it>ha scritto:

>  Mi trovo d'accordo con Angelo,avere la consapevolezza di quello che stai
> facendo ti solleva da un bel po di rompicapi mentali.
>
> Il 13/12/2012 09:17, Angelo Danio ha scritto:
>
>  Il giorno 13 dicembre 2012 08:33, Giovanni <neo136 a libero.it> ha scritto:
>
>>
>>
>> >In fin dei conti basta disinstallare il dannato pacchetto ed è morta
>> lì,
>>
>> ... 6.06 LTS sono stato fulminato dal suo “just works” ...
>>
>> Se adesso uno per usare ubuntu deve cominciare a disattivare
>> funzionalità, eliminare pacchetti e magari fra un po’ ,esagerando,
>> appoggiarsi anche a repo non ufficiali, io personalmente rispondo “no
>> grazie”
>>
> ci scandalizziamo per Canonical, ma molti di noi usano Gmail, Gmaps,
> Gdrive ... quello che conta è la consapevolezza di quanto si sta facendo.
> Se usi M$ o OSX ed anche buona parte degli smartphone puoi solo "supporre"
> cosa facciano dei tuoi dati, mentre con un sistema "più o meno libero" come
> linux e derivati, ma soprattutto MANTENUTO DALLA COLLETTIVITA' si può avere
> la consapevolezza: dopo di che possiamo scegliere liberamente quali manette
> metterci o sempre consapevolmente magari riununciare ai siti che utilizzano
> flash o usare gmail ...
> --
>  Angelo
>
> "Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. - Ma qual'è la pietra
> che
> sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan. - Il ponte non e sostenuto da
> questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell'arco che
> esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: -
> Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che m'importa. Polo
> risponde: - Senza pietre non c'è arco".
>
> Italo Calvino Da: Le città invisibili, Einaudi
>
>
>
>
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Antonio Dalvit

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