[FSUG PD] Parlando di software libero oggi...

Emanuele Zamprogno emanuele.zamprogno a medicinaopen.info
Dom 20 Dic 2015 23:19:44 CET


Un saluto a tutta la lista,

al termine ieri dell'assemblea annuale dei soci della nostra 
associazione, si è andati assieme a cena come spesso è accaduto in 
passato, anche alla fine delle nostre aperture del sabato e di altri 
momenti comunitari che in questi anni si sono susseguiti.

Durante questa cena, guardandomi attorno al nostro tavolo e sentendo 
come si parlava fra noi ho finito di maturare alcune idee intorno alle 
tecnologie libere che vorrei stasera condividere con coi anche per 
sentire quale sia la posizioe di persone diverse da me, ma che in un 
modo o nell'altro hanno una certà "anzianità di servizio" in questo 
particolare micromondo.

Mi occupo di software libero, capendo cosa fosse il software libero, da 
circa dodici anni, non è un tempo lunghissimo ma ormai neanche breve, 
nell'arco di questo tempo ho potuto vedere diversi momenti, diverse 
battaglie del movimento FLOSS: qualche esempio antico potrebbe essere la 
nascita e la strutturazione dell'epoca d'oro dei LUG italiani fra il 
2002 ed il 2007 per la realtà italiana come anche grandi battaglie 
interne a progetti internazionali come il Debian Project; questioni 
recenti [systemd] ma anche qui ormai antiche [Debian pj VS Ubuntu quando 
quest'ultima è arrivata sulla piazza, nel lontano 2004].

In questa breve esperienza mi è capitato di osservare il cambio delle 
necessità di chi si avvicinava al software libero da aiuto tecnico, 
funzione che i lug espletavano bene, ad aiuto potrei dire 
intellettuale... mi spiego: mi è capitato di osservare come da un 
momento che io colloco fra il 2007 ed il 2008 grazie ad una scelta che 
definirei "di mercato" ovvero di scelta di alcune grandi aziende di 
accettare il mondo FLOSS e abbracciarlo seppur con molti se e molti ma 
aprendo così alla possibilità di una sua diffusione non certo capillare 
ma potenzialmente molto estesa. Progetti di driver open per una valanga 
di periferiche prima mal supportate [Radeon OpenGL, Schede audio 
integrate AC97, supporto pieno allo standard USB 2.0 così per buttarne 
alcune], campagne di opinione per liberare i sorgenti di importanti 
applicativi [Virtualbox come capostipite dei gestori di virtualizzazione 
friendly, molto si è fatto sui codec audio/video motivo per cui oggi 
molte android box possono fare girare dei media center PC di qualità 
notevole con HW relativamente limitato], suite mature per pl'uso 
professionale anche molto specifico etc etc etc

Molti di noi già conoscono questa storia, ma penso che ci siano dei ma 
da ricordare: oggi dare supporto tecnico è in realtà di relativa 
importanza rispetto a dare _informazione!_ su come quel dato dispositivo 
funziona. Un esempio pratico è stato dato dalla necessità di Debian di 
creare una serie di pacchetti separati per i firmware binari di molti 
dispositivi per permetterne il funzionamento. Sappiamo che oggi possiamo 
far funzionare con questi file binari quasi tutti i dispositivi di un 
moderno elboratore per l'uso quotidiano, ma pochissimi anche dei 
supporter del software libero oggi si rendono conto di quanto questo 
soft NON sia libero.

Un altro esempio in grande è il progetto ANDROID, questo seppur sia un 
legittimo progetto di Google, usa e nidifica in un ambiente libero un 
numero non piccolo di applicativi proprietari di cui oggi non possiamo 
più fare a meno per utilizzare pienamente i nostri dispositivi.

Oggi, nella mia opinione, molto più che otto anni fa, il software libero 
è diffuso e utilizzato, però questo uso è attuato da utenti 
INCONSAPEVOLI. Oggi molto software libero come inteso dalla definizione 
data da R. M. Stallman e dalla FSF non è utilizzato se non all'interno 
di realtà che rispondono molto più ad un concetto di Open Source più che 
di Free Software, in tal senso consiglio di rileggere questo antico ma 
anche attuale post del progetto GNU disponibile anche in lingua italiana:

http://www.gnu.org/philosophy/free-software-for-freedom.it.html

Ancora mi permetto di aggiungere gli ultimi anni, se non mesi, hanno 
fatto ritornare alla ribalta antiche questioni di gestione dell'identità 
digitale che si pensa siano nati con la generazione social cioè per dare 
termini temporali dal 2009 in poi, ma chi ha usato un IRC o una mail 
list a fine anni 90, primi 2000 sa che in realtà la necessità di avere 
strumenti per preservare la propria libertà e identità digitale sono di 
parecchio più antichi, taccio le bbs o altre simili poichè non ho 
l'esperienza per citarle.

Oggi si parla di masse di dati che si è iniziato a chiamare big data, 
nome spesso poco compreso sia da chi lo usa, sia da chi lo dovrebbe 
interpretare e che in soldoni vuol dire: abbiamo ormai masse di dati 
semplici ma estremamente ripetitivi riguardanti sia realtà di un singolo 
individuo, sia di realtà complesse come ad esempio industrie, servizi, 
comunità. Abbiamo quindi sviluppato la volontà di usare queste masse 
informi e si è spinto sullo studio di tecniche per, diciamo sbozzare da 
questa massa enorme ed informe, dei percorsi di conoscenza, di analisi a 
posteriori che possono in taluni casi arrivare a permettere definire 
quelle che sono le tendenze attuali con la possibiità di prevedere, o 
meglio inferire, talvolta anche bene cio che sarà. Tutto questo usa 
intensivamente il software libero, ma con molto software proprietario 
fuso al suo interno.

Una domanda che nasce da questa osservazione è: chi si occupa di 
diffusione del software libero, oltre a permettere la sua disseminazione 
deve avere un'attività didattica circa il metodo di produzione di 
informazioni e loro uso a mezzo del software libero stesso? Ovvero oggi 
che non è più difficile avere a disposizione software libero, non 
dovremmo dedicarci di più a fare in modo che il suo uso sia consapevole? 
Non dovremmo aiutare le persone che ormai non sono semplicemente utenti 
di un sistema operativo ma sono utilizzatori di una tecnologia che 
espande la loro realtà, la famosa realtà aumentata (chissà poi cos'è), a 
prendere atto che senza una competenza non tanto tecnica quanto civile e 
personale circa i mezzi e le regole della produzione e redistribuzione 
del dato già oggi si rischia di perdersi il bello che ognuno di noi ha 
trovato nel fattore umano di queste tecnologie SE libere?

Mi permetto di pensare che nel 2016 dovremo ricominciare a pensare cosa 
vogliamo fare per aiutare il software libero a essere non tanto una 
buona soluzione tecnica, anche se indubbiamente lo è, quanto una scelta 
sociale di consapevolezza digitale ormai parte di uno sviluppo civile e 
sociale.

Penso che dovremo ricominciare a parlare di progetto GNU a chi ci parla 
di Linux, penso che dovremo imparare qualcosa in più, parlo per me in 
questo caso, sugli open data e sui quality data che sono realtà che nel 
software libero trovano giusta e necessaria genealogia.

Scrivo questo poichè penso sia anche la chiave per permettere alla 
nostra associazione, che oggi ha un diminuito apporto di persone, di 
essere di nuovo un centro d'interesse nella realtà locale in cui ci 
troviamo a operare. Avremo anche una giusta e sana "concorrenza" in tal 
senso, poichè in questi anni molte realtà legate a mondi paralleli al sw 
libero come quello del making con stampanti 3D o embedded open hanno 
sviluppato proprie associazioni locali e nazionali, realtà con cui 
dovremo reimparare a coordinarci e a collaborare.

So che ricominciare ad attuare una rivoluzione nella nostra visione di 
ciò che è l'attività di un gruppo di utilizzatori sarà non breve, ma 
ritengo che ne saremo capaci, forti della lunghezza di visione di questo 
gruppo che ha giustamente scelto di chiamarsi Free Software Users Group. 
Oggi, secondo me, Free Software è questo è una visione dedicata ad una 
cittadinanza digitale che vede nel software solo un mattone, che poggia 
sulla curiosità e la consapevolezza che non è l'unica cosa di cui 
abbiamo bisogno per far si che queste tecnologie che tanto ci 
appasionano rimangano un patrimonio condiviso e condivisibile.

Questo è ciò che penso io, sarei curioso di sapere cosa ne pesnate voi.

Buona serata,

Emanuele.



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